E’ pari alla popolazione di una città un po’ più grande di Genova e un po’ più piccola di Torino, il numero delle colf e delle badanti per le quali i datori di lavoro pagano abitualmente i contributi. La dimensione nazionale del lavoro domestico regolare è a prima vista confortante, perché sono 872 mila, secondo l’Inps, i rapporti di lavoro attivi nel settore alla data del 6 luglio 2012. Rapporti di lavoro non significa persone, perché alcune di loro forniscono il proprio aiuto a più famiglie. In definitiva, sono in tutto 739 mila i lavoratori “alla luce del sole”. E, dal prossimo ottobre, collaboratori famigliari e assistenti agli anziani potranno consultare direttamente su Internet il loro conto previdenziale. «E’ un segno di civiltà reso possibile dai nostri sistemi informatici», commenta il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua.
Più di otto colf e badanti su dieci sono straniere, perché le italiane con busta paga e contributi sono circa 138 mila, il 18,6 per cento. Le lavoratrici che vengono da paesi della Comunità europea sono poco più di 180 mila e fra queste svettano per numero le romene: 146 mila circa, più numerose di quelle italiane. Per la maggior parte le colf regolari, informa ancora l’Inps, giungono da fuori dei confini dell’Europa comune: sono infatti 421 mila circa, con l’Ucraina come prima nazionalità (87 mila presenze) davanti alle Filippine (67 mila).
Ma il lavoro irregolare, in questo settore, è ancora molto esteso. L’Università Bocconi ha stimato per le sole badanti un numero complessivo entro una forchetta che va da un minimo di 713 mila a un massimo di un milione e 134 mila. Il calcolo, effettuato dal Cergas, il Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale di quell’ateneo, estende al paese i risultati di una ricerca effettuata nell’area di Verona, dove dal 3 al 5 per cento delle famiglie fanno ricorso a un aiuto per gli anziani, soprattutto ultrasettantacinquenni. Il Censis, dal canto suo, ha stimato colf e badanti insieme in circa 1 milione e mezzo. Comunque la si metta, il lavoro domestico illegale è più esteso di quello regolare.
Come fare a restringerne i confini? Il 15 settembre scatterà la regolarizzazione decisa dal governo con decreto legislativo, e vi sarà un mese di tempo perché i datori di lavoro presentino le domande di emersione. L’ultima sanatoria, quella del 2009, esclusivamente dedicata a colf e badanti, aveva attivato 235 mila rapporti di lavoro, ma all’inizio di maggio di quest’anno, fa sapere l’Inps, quelli rimasti attivi erano 71 mila. Una sanatoria, sembra di capire, in gran parte finalizzata alla possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, ma priva di un seguito previdenziale. Il rischio è che questa volta, nel provvedimento destinato non solo ai lavoratori domestici, ma a tutte le altre categorie, che attendevano una regolarizzazione da dieci anni, le cose vadano anche peggio. Perché il governo ha imposto ai datori di lavoro un forfait di 1000 euro per avviare la domanda, più sei mesi di contributi pagati. Per questo la stima del ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi, che prevede 150 mila regolarizzazioni, viene giudicata eccessiva.
Fonte: http://espresso.repubblica.it