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Venerdì di Repubblica

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15/02/2008 - Sul settimale che esce oggi in allegato al quotidiano, un viaggio nelle attività  e nei mestieri che ormai fanno solo gli stranieri.

La famiglia italiana al tempo del lavoro immigrato è diventata una multinazionale in sedicesimo. Che, senza la manodopera straniera, chiuderebbe i battenti da un giorno all'altro. Questo, nella pratica, l'essenza dello speciale trattato nel Venerdì. Lo segnaliamo a coloro che vogliono approfondire il tema immigrazione e lavoro in Italia e scoprire le tante storie e realtà  che si intrecciano. Riportiamo un estratto sulla storia di Anna Humlyeva, 53 anni, è passata dall'insegnare Aristotele agli adolescenti di Leopoli al mestiere di badante. "A Napoli sono stata in una famiglia dove lui aveva il Parkinson, lei un cancro ai linfonodi. Era durissima" racconta. Appartiene alla categoria più numerosa, quella degli occupati nei "servizi". Il 55,2 per cento, secondo un'elaborazione Censis su dati Istat. Poi viene l'industria manifatturiera (23,7), le costruzioni (17,2) e l'agricoltura (3,8). A donne come lei abbiamo affidato bambini e anziani, il futuro e il passato della nostra società . Dice: "Per arrivare a 900 euro, oltre a cucinare, lavarli, portarli in giro, pulivo anche le scale di tutto il palazzo". Le badanti sono un esercito: 745 mila registrate all'Inps l'anno scorso, con la stima di altre 600 mila in nero. "Le famiglie non autosufficienti sono un milione 500 mila" spiega Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, "e lo Stato provvede a circa l'1 per cento". Il resto è sulle spalle dei privati. Che dando in outsourcing a ucraine, rumene e filippine (pilastri involontari del welfare che non c'è) risparmiano circa sette miliardi di euro l'anno rispetto alla retta di una casa di riposo.

Per chi volesse leggere l'articolo completo Se non ci fossero gli immigrati - Viaggio nelle attività  e nei mestieri che ormai fanno solo gli stranieri di PAOLO CASICCI e RICCARDO STAGLIANà’




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