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20/12/2007 - Negli ultimi 4 anni poco meno di 200 mila lavoratori domestici, tra colf e badanti, sono "scomparsi" dagli archivi.

A lanciare un preoccupante allarme "reimmersione" è l'Istituto di previdenza guidato da Gianpaolo Sassi, che nei giorni scorsi ha dato ufficialmente il via alla campagna informativa sul lavoro domestico, un settore ad altissima presenza di immigrati. Lo spettro del lavoro nero è dietro la porta. Si è interrotto, infatti, il trend di iscrizioni che toccò il massimo nel 2002, anno della grande regolarizzazione con cui entrarono nelle liste Inps circa 250 mila lavoratori immigrati. Questo flusso diminuì già  nel 2003 (+27.000) e sembra decisamente essersi arrestato nel 2007, anno in cui risultano complessivamente assicurati solo 460 mila lavoratori. Sono varie le forme di irregolarità  che possono registrarsi in un settore che vede, appunto, 3 lavoratori su 4 stranieri: dall'evasione totale dei contributi, al pagamento di un numero di ore inferiori a quelle effettivamente prestate.

Non solo. Si sta diffondendo inoltre, dice ancora l'Inps, la tendenza ad alternare, da parte del datore di lavoro, immersione ed emersione, a seconda della convenienza del momento, come la necessità  di legalizzare la presenza dell'immigrante in Italia per poi farlo scomparire nuovamente dai computer Inps. Una pratica, però, che danneggia gravemente, secondo l'Inps, i lavoratori domestici. Circa il 50% delle Colf non sono giovanissime (fino a 40 anni) mentre nella fascia di età  superiore ai 50 si colloca il 18% degli stranieri. Con un numero ridotto di ore coperte a fine previdenziali, dunque, la loro pensione, sarà  di importo ridottissimo.

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