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Politiche per donne

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02/11/2007 - Il governo ha aggiunto una nota sull'occupazione femminile al rapporto sullo stato di attuazione degli obiettivi di Lisbona.

Solo Malta nella Ue a 27, sta peggio di noi per tasso di occupazione femminile. In questa classifica l'Italia registra appena il 46,3% contro la media europea del 57,2%. E la strategia di Lisbona impone di raggiungere il 60% entro il 2010. Per questo è necessario un "cambio di passo" nelle politiche a favore delle donne. Il governo così ha avviato un percorso inserendo una nota aggiuntiva sull'occupazione femminile al rapporto sullo stato di attuazione degli obiettivi di Lisbona. Un piano - presentato a Palazzo Chigi dal premier Romano Prodi e dai ministri Emma Bonino, Rosy Bindi, Barbara Pollastrini e Cesare Damiano - che prevede il varo di un 'Piano d'azione straordinario' (se ne parla già  nel Dpef 2008-2011), incentivi per i servizi per l'infanzia e per la conciliazione dei tempi di cura e del lavoro, sostegno all'imprenditoria femminile (la legge 215 sarà  revisionata), politiche fiscali a favore di aziende che assumono donne e delle lavoratrici. Le strategie sono urgenti. E' la crescita complessiva del paese ad essere compromessa, dicono gli esponenti del governo. Soprattutto nel sud dove dal 1993 al 2006 le donne occupate sono cresciute di sole 215 mila unità  mentre al centro-nord di un milione e mezzo.

Il piano del governo prevede, fra l'altro, interventi sulla formazione (come borse di studio in materie tecnologiche) e una riforma nei trattamenti previdenziali in cui, per non penalizzare le donne verso la graduale equiparazione dell'età , si ipotizzano forme di contribuzione figurativa e il riconoscimento del lavoro di cura. Sono, inoltre, previste flessibilità  nella gestione del rapporto di lavoro legate soprattutto alla politica di orari non più rigidi e il ricorso al part-time. Le politiche di conciliazione vita-lavoro hanno uno spazio importante nel documento del governo. Sarà  modificata la legge sui congedi parentali con la previsione (senza "pesanti aggravi alle imprese") del congedo di paternità  rivolto esclusivamente ai padri e limitato ai primi giorni dopo la nascita del figlio. Avrebbe carattere sperimentale e facoltativo, come avviene in altri paesi, per condividere la cura neonatale. Oltre all'incremento degli asili nido, si prevede per le persone non autosufficienti anche l'introduzione di un voucher che servirà  a sostenere i servizi ad essi destinati. Ma in particolare ad agevolare il pagamento per l'emersione del lavoro sommerso delle cosiddette badanti.

Articolo tratto da Ansa.it




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