Fondazione Zancan
26/07/2007 - VII Rapporto su poverta' ed esclusione. Tra le prioritą : non autosufficienza, integrazione degli immigrati, accesso all'abitazione.
Il tasso di poverta' in Italia non cala ma il nostro Paese non deve rassegnarsi, deve anzi
rilanciare il welfare come occasione di sviluppo specialmente nei confronti del Sud dove si sfiorano condizioni drammatiche
per il 26,5% della popolazione. E' quanto ha detto mons. Vittorio Nozza presentando alla Camera dei deputati alcune anticipazioni del VII Rapporto su
povertą ed esclusione elaborato con la Fondazione Zancan.
Don Nozza ha disegnato una fotografia piuttosto impietosa
dell'Italia sotto il profilo della poverta' ma allo stesso
tempo ha messo in evidenza come proprio questa situazione di
sofferenza deve spingere a nuovi impegni di giustizia non
solo la comunita' cristiana, ma l'intera politica e il
settore dell'aiuto volontario.
Si deve metter a punto ''un'agenda di fiducia in un paese
vulnerabile''. E l'Italia lo e' perche' ''non e' il posto dell'uguaglianza e nemmeno quello delle opportunita'. Piu' di altri paesi europei, essa presenta grandi differenze fra chi vive in un discreto benessere, chi tutti i giorni lotta per non oltrepassare la soglia della poverta', chi dentro la poverta' ci sta da tempo e non intravede nulla di nuovo nel futuro.
Il desiderio e l'ambizione di fare il salto sociale, di
passare da una condizione all'altra, e' piu' difficile da
realizzare da noi che altrove. Il paese Italia - e' la
denuncia di don Nozza - appare come un paese vulnerabile, con
tante, troppe fragilita': i conti pubblici, un'imbarazzante
divergenza tra nord e sud che invece di diminuire aumenta, la
tragica carenza di innovazione, ma anche le elevate
disuguaglianze sociali ed economiche. Il reddito non e'
distribuito in modo equo, si concentra ai vertici ed e'
diluito alla base. Quanto a differenze sociali ed economiche
peggio di noi, in Europa, sta solo il Portogallo. Spagna,
Irlanda, Slovacchia e Grecia garantiscono - anche se di poco
- una maggiore uguaglianza, per non parlare di Francia,
Germania o dei paesi scandinavi.
C'e' un salto, dunque, che separa chi sta bene da chi sta
male. Ma a differenza di quanto successe nel dopoguerra, c'e'
anche una scarsa possibilita' di veder migliorare, nel corso
della vita, il proprio status''.
Non cala il tasso di poverta', che riguarda il 11,1% del
totale delle famiglie e circa 7,6milioni di persone. Il
disagio e' presente soprattutto al sud (dove quasi il 39% dei
nuclei familiari si colloca nelle fasce di reddito piu'
basse, contro il 12% del nord), nelle famiglie numerose e in
quelle dove ci sono disoccupati e fra gli anziani soli.
E le misure delle privazioni possono essere - sostiene la
Caritas - imbarazzanti: nel meridione il 13,5% delle famiglie
confessa di non potersi permettere un pasto adeguato ogni due
giorni e in generale - in tutto il paese - a non mangiare in
modo adeguato e' il 17,5% dei nuclei. Quasi l'11% non puo'
riscaldare in modo accettabile la propria casa, il 39% non fa
nemmeno una settimana di vacanza all'anno. L'affitto, nelle
famiglie a reddito basso, si mangia in media il 30,7% delle
entrate.
E' su queste classi sociali che dovra' misurarsi il welfare
dei prossimi anni.
Lotta alla poverta', promozione del mezzogiorno, garanzia
dei livelli essenziali dei servizi e delle prestazioni
sociali in tutta Italia, tutela della non autosufficienza,
integrazione degli immigrati, accesso all'abitazione: sono
queste - secondo don Nozza - le priorita' che devono
impegnare parlamento e governo per ridurre la vulnerabilita'
nel paese.
''Non puo' esserci - egli ha detto - vero sviluppo senza
inclusione e coesione sociale, dunque senza politiche sociali
reali ed efficaci. Il welfare dovrebbe essere considerato
come fattore di sviluppo, non piu' come costo: occorrono
risposte multidimensionali, complesse e integrate,
economiche, sociali, sanitarie, previdenziali, fiscali e del
lavoro''.
Fonte: Asca
Rassegnarsi alla povertą ?
Settimo rapporto della Fondazione Zacan su povertą ed esclusione sociale in Italia.
Povertą