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Friuli-Venezia Giulia

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14/08/2006 - Nuovi problemi con la libera circolazione dei lavoratori provenienti dagli otto nuovi Stati membri dell'Unione Europea.

A sostenerlo è il Csi (Consiglio sindacale interregionale) Friuli-Venezia Giulia-Slovenia per il quale l'eliminazione della moratoria pone ora il fondamentale obiettivo della regolarizzazione dei lavoratori transfrontalieri. Al fine di sensibilizzare le istituzioni e i cittadini è stato deciso di far partire a fine settembre una specifica campagna informativa accompagnata da un vademecum fatto su misura per i lavoratori transfrontalieri.

Nela regione sono circa 1.200 i cittadini sloveni regolarmente impiegati, mentre le stime dei lavoratori in nero si aggirano tra le 4 mila e le 6 mila unita', la meta' delle quali badanti. La rinuncia alla moratoria sugli ingressi decisa dal Governo italiano se da una parte semplifica di gran lunga la vita sia ai datori di lavoro - non piu' costretti a lunghe pratiche burocratiche per assumere un operaio o una bandante, allo straniero che entra in possesso di diritti e doveri al pari di un lavoratore italiano.

Primo punto da chiarire secondo il Csi, e' quello del domicilio: attualmente un lavoratore transfrontaliero e' obbligato a dichiarare, attraverso un'autocertificazione che da' diritto alla carta di soggiorno valida cinque anni, di avere un domicilio in Italia. Cio' pero' non accade per chi ha contratti di lavoro di durata inferiore ai tre mesi. Una disparita' che secondo i sindacati andrebbe corretta, stabilendo per tutti il venir meno dell'obbligo di domicilio in Italia. Secondo aspetto da chiarire il regime fiscale, per evitare che il lavoratore transfrontaliero finisca per dover pagare le tasse parte in Italia e parte in Slovenia. Per disciplinare queste e altre situazioni, non ultima la concorrenza sleale tra liberi professionisti dei due paesi, il Csi chiede un accordo bilaterale tra Italia e Slovenia.

Redazione Aspasia

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